Giorno 3 (22/01/2019). Auschwitz I.

Dopo gli spazi immensi di Birkenau, oggi visitiamo Auschwitz. All’ingresso c’è la scritta, cinica e crudele, “Arbeit macht frei”. Il lavoro rende liberi.

Le costruzioni di mattoni sono state trasformate in un museo. Dentro, la nostra guida, Urszula, ci racconta nel dettaglio la vita quotidiana all’interno del lager, l’orrore, la crudeltà, la macchina di morte nazista.

‪Urszula ci accompagna fra foto, cartine, oggetti. Le foto, propagandistiche, dell’arrivo dei prigionieri, quelle fatte clandestinamente dal Sonderkommando, che mostrano la realtà del Lager, gli scatti identificativi fatti ai prigionieri.‬ C’è chi si spaventa davanti all’obiettivo, perché magari vede una macchina fotografica per la prima volta, chi sorride, chi ha paura, chi fa una posa quasi vanitosa, chi ha lo sguardo vuoto, chi fa quasi una boccaccia. Ogni foto racconta una storia, la soggettività di qualcuno, un’umanità che i nazisti volevano negare, una vita che nella maggior parte dei casi sarà spezzata.

Del museo colpiscono molto gli oggetti. Quelli di morte, come i sassolini blu impregnati di cianuro usati dai nazisti per uccidere i prigionieri nelle camere a gas; e quelli personali come pile di occhiali, protesi, oggetti da cucina, spazzole, valigie con sopra scritti i nomi dei proprietari, capelli tagliati ai cadaveri, scarpe e scarpine. Altre vite negate, uccise dall’odio.

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